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E quando un golfista perde uno dei suoi bastoni?

E quando non trova più il putt oppure la batteria del carrello è finita, chi provvede a trovare un rimedio veloce ed indolore?

Il Caddie-Master!!!

Figura antica quasi quanto il gioco del Golf stesso, infatti il caddie nacque poco dopo l’invenzione dei bastoni che aumentando notevolmente di numero crrearono la necessità di trovare qualcuno che li portasse, qualche poveraccio, insomma un bambino da sfruttare, questa schiera di persone doveva essere trovata, istruita e anche gestita da una persona esperta, appunto il Caddie Master. Poi l’era industriale moltiplicò vertiginosamente la produzione di bastoni ed insieme al deposito sacche vero e proprio il Caddie Master vide crescere le proprie mansioni fino a diventare il vero ed unico responsabile dell’attrezzatura dei soci del club e di tante altre diavolerie che servono a rendere questo sport un gioco.

Il Caddie Master è importante quanto il maestro ed il segretario, quando qualcuno perde un bastone, vuole un cart, un gettone del campo pratica, un carrellino, o noleggiare una sacca il caddie master entra in gioco e con fare sicuro deve risolvere tutti i problemi.

A Bardarolo il Caddie Master si chiamava Franco, una persona tranquilla e pacifica che si trovava a dover capire cose che non capiva, ma lo faceva benissimo.

Il Caddie Master, come il maestro, era spesso uno che veniva da lontano, non era del posto, era povero, anzi, poveraccio, e come tutti i poveracci stava sempre in piedi, non si sedeva mai, sedersi era roba da ricchi. Franco era una persona ricca di buone maniere, aveva paura di essere maleducato, chiedeva sempre permesso, probabilmente il primo “permesso” lo chiese già da spermatozoo entrando nell’ovulo. La richiesta tipica alla quale soffocava sempre un bel vaff…. Era la seguente …”mi hanno rubato il pitch!!”. Ebbene sì, il socio un po’ troppo distratto che perdeva il bastone e che lo voleva assolutamente pena il licenziamento c’era anche al mitico Royal & Ancient Bardarolo Golf Club, lo perdeva sempre di sabato, il giorno prima della gara, quindi il ritrovamento doveva essere immediato. Erano ormai le 8 di sera ed un’ora di straordinario era già andata, ma il povero Franco era costretto a prostarsi di fronte al ricco socio Bernardo Vile. Franco con uno scatto felino saltava sul primo cart e volava alla ricerca del bastone smarrito (e non rubato). Bernardo aveva un naturale rifiuto della verità reale, di quella verità che ti dice che devi cambiare qualcosa nel modo di vivere, forse perchè aveva due figli scapestrati appassionati di barche e spese varie spesso inutili per l’accrescimento personale che non sono mai andati oltre il corso giovani perchè Bernardo è geloso dei ragazzi under 18 che tiravano più lungo di lui; praticamente tutti i ragazzi under 18 tiravano più lungo di lui. Bernardo faceva lezione col maestro solo perchè almeno con lui perdeva meno palline e bastoni. Bernardo era ipovedente, non vedeva quasi niente, specie di buono, vedeva solo le cattiverie ed il male. Bernardo odiava l’inodiabile. Bernardo era qualitativamente negativo e non c’era modo di trasformare questa sua condizione, chi lo aiutava non migliorava la sua visione delle cose infatti se qualcuno con il cart si prodigava nella ricerca della sua pallina non visibile nel rough, lui riusciva a pensare che la pallina era proprio sotto il cart provando un momentaneo senso di odio per la presenza di quella persona. Bernardo perdeva molti bastoni a settimana, ma era convinto che gli venissero rubati, era un tipo tranquillo e rassegnato al mondo che si inventava, faceva sempre l’identikit del team che lo seguiva e che quindi erano i principali indiziati. “A me non importa …tanto e’ cosi’… certo io lo riporterei…, ma non tutti sono fatti come me” queste le parole che spesso nell’ arco dell’anno Franco si sentiva dire e che mai doveva controbattere, queste parole erano un sintomo di rissa inter circolo, ma Franco ormai veterano andava col cart vicino al green della 17 oppure in campo pratica dove sicuramente il prezioso bastone era stato dimenticato (e non rubato). E poi il povero Franco doveva sopportarne di mille colori, “ed il Cart non è il 26 che uso sempre, ed i ferri non erano puliti, ed i ferri erano troppo puliti, e la batteria non si carica, si è forato un cart sul fairway della sei, un mio amico mi ha portato un Drive da provare, ma non so se va bene quindi ci faccio qualche colpo e poi Franco lo lavi che sembri nuovo, ma le batterie di questa ditta vanno bene col carrellino dell’ altra? e poi e poi…”. Franco doveva arrivare alla fine del mese con un mutuo da pagare, due figli da sfamare ed una moglie grassa da morire che mangiava quanto tre mucche, non sapeva che differenza ci fosse fra un ferro quattro ed il cappuccio del Drive ma aveva capito che doveva dire sempre e solo si.

Ogni socio voleva la sua sacca in prima fila, concetto impossibile anche utilizzando le leggi della fisica quantistica, ma lui risolveva sempre tutto, se un socio arrivava ad un orario differente dal solito la prendeva con agilità e la tirava fuori con eleganza, due colpi di pelle di daino e la sacca luccicava come nuova. Il socio quasi indispettito da tanta tempestività strattonava via la sacca senza dire grazie e negando quella mancia che avrebbe sfamato almeno una delle tre mucche. Franco soffocava un altro “vaff…”, diceva “…si”, e sapeva che come un goal annullato da un fuori gioco inesistente quella mancia andava dimenticata, doveva continuare e rimanere concentrato per la prossima azione.

A volte arrivava a sorpresa il vicepresidente ed era meglio che la batteria del carrellino elettrico non facesse scherzi, quindi ci montava prontamente quella di un altro socio che tanto non veniva mai, ma il vicepresidente era convinto che quella batteria fosse la sua originale che aveva sistemato un giorno da solo in cantina per dimostrarsi che i suoi operai non sono buoni a niente, la batteria era da buttare, ma Franco scambiò l’etichetta con l’altra e tutto filò sempre liscio per anni.

Franco aveva sempre mille cose da fare, con il tempo a disposizione che non era sufficiente nemmeno a farne la metà. Ma Franco era povero e i poveri sono pagati per ricordare anche le cose che dimenticano, sia che le dimentichino loro stessi, sia che le dimentichi qualcun altro. Un ricordo di una cosa dimenticata, tremendo, nella mente di Franco fu il ferro 7 che il vicepresidente (quello col draw naturale) aveva scordato il giorno prima davanti al ristorante mentre mimava il recupero di Rory allo U.S. Open, purtroppo quel ferro era ancora appoggiato sul tavolo del caddie master e non era in sacca!! Franco corse più veloce che poteva per fare tutto prima che il ricco capitalista varcasse la soglia, per fortuna il vicepresidente si fermò a pulire le scarpe alla spazzola automatica e quei brevi attimi furono sufficienti a mettere il ferro nella sacca, appena Franco alzò lo sguardo vide che gli occhiali da sole ed il colletto bianco rigido erano pronti a giocare a Golf.

Il momento di maggior pressione psicologica per Franco però era sempre la mattina della gara, chi voleva il cart, il suo, il 26 che gli porta fortuna, chi non faceva mai la ricevuta tanto era socio fondatore, e poi l’unico ingegner Calotti che voleva la sacca pronta alle 7 di mattina perchè lui doveva praticare molto per scaldarsi e fregare tutti gli altri. A volte Franco si sentiva utile, quando qualche socio lo ringraziava e gli dava la mancia perchè aveva stretto bene la sacca al cart che così non sarebbe caduta per tutte e 18 le buche.

Franco puliva migliaia di bastoni ogni anno, ma nessuno gli aveva mai chiesto di tirare un colpo, era responsabile di quello che non conosceva, di quello che c’era nelle sacche, di cart che si bloccavano, di carrellini elettrici che si svitavano e cadevano a pezzi. E’ proprio vero, il caddie master è l’assistenza sul posto di almeno una decina di aziende, ma questo in pochi lo capiscono. Franco doveva riparare quello che le multinazionali del golf costruivano male. Franco vedeva passare tutti e sapeva tutto, e forse nessuno capisce quanto sia importante il suo ruolo, poi un giorno andrà in pensione e tutti si accorgeranno che la sacca davanti all’ entrata del deposito sacche non ci arrivava da sola.

Continua…

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