La preparazione del campo per una gara, importante quanto la conoscenza delle regole!
Lo scopo dell’organizzare una gara di golf, a qualsiasi livello, è quello di far divertire giocatori, eventuali spettatori sul posto e telespettatori, ma mantenendo un po’ di spirito competitivo. Gestendo le gare di club quando si prepara il campo, chiunque sia coinvolto nel gruppo di lavoro, direttore del club, superintendent, arbitri, personale del campo, deve certamente considerare le caratteristiche originali del campo, così come il designer le ha pensate, ma soprattutto dare a tutti la giusta opportunità di dimostrare il loro valore.
La qualità del gioco viene enfatizzata quando il campo offre la possibilità di giocare colpi sempre diversi gara dopo gara.
Idealmente, ogni gruppo di buche (par 3, par 4 e par 5) dovrebbe riflettere questa varietà, evitando, per esempio nei par 3, di avere lunghezze simili.
Vi sono comunque delle limitazioni imposte da un sistema di handicap che non consente di essere troppo creativi in termini di lunghezza del campo (è possibile variare dal Course Rating di 100 metri al massimo sulle 18 buche). Inoltre, la “varietà di giocatori” che ogni week end gioca le gare di club impone certi limiti.
Altre considerazioni devono essere fatte nel bilanciare le difficoltà tra i par 3, 4 e 5. Come accennato sopra, si possono muovere alcuni tee per rendere una buca più impegnativa e mitigare l’impatto sul gioco di un’altra, considerando sempre che lo scopo, oltre a far divertire i giocatori, è anche quello di avere una gara onesta e sfidante. Oltre a un’analisi accurata delle aree di partenza, in piano e ben inerbite, i green necessitano di particolare attenzione, in primis per scegliere le giuste posizioni delle bandiere.
La condizione del manto erboso dei fairway, la qualità dei green, i bunker, le aree di penalità e i fuori limite sono tutti elementi da tenere in considerazione per preparare correttamente un campo.
Come detto, i green, che con l’area di partenza sono le due zone del campo dove è impossibile non giocare, richiedono grande attenzione. La qualità e il tipo del manto erboso, la grandezza, la forma e il livello di ricettività ci costringono a fare scelte che sono poi determinanti per il successo di una manifestazione. Per esempio, in green troppo duri, le aste corte sono molto difficili da giocare. Se il green è molto ondulato, 30 centimetri di scorrevolezza in più possono risultare in 10 minuti in più a giro per gruppo. Inoltre, anche i collar devono essere in buono stato.
Nei giorni che precedono la gara, il direttore, l’arbitro (se il direttore è un arbitro è sempre meglio) e il superintendent dovrebbero incontrarsi per decidere le varie preparazioni, tra cui anche la posizione delle bandiere.
Dopo la gara, dovrebbero essere tenute le statistiche sulle difficoltà di ogni buca e analizzare il possibile impatto della posizione della bandiera, per decidere, magari, di usare tale posizione più spesso oppure evitarla.
ln un mondo ideale, avere anche l’opinione dei giocatori sarebbe una buona cosa, ma l’opinione dei buoni giocatori è diversa rispetto a quella dei meno capaci: chi la tira più lunga sposterà la sua attenzione su determinati aspetti che chi colpisce la palla con meno potenza invece non vedrà. La cosa importante da fare, proprio per mitigare il più possibile il rischio che un gruppo di giocatori si senta sfavorito rispetto a un altro, è quella di variare il più possibile la preparazione del campo per la gara, in maniera tale da incontrare le aspettative della maggior parte dei giocatori.
MARCARE IL CAMPO
Ci sono due variabili fondamentali che dettano legge sulla marcatura del campo per la gara:
– La marcatura deve essere molto accurata e completa, nel rigoroso rispetto delle regole del golf
– Le zone direttamente adiacenti alle aree di gioco primarie devono essere simili.
Nel marcare il campo, questo può essere suddiviso in tre categorie, in ordine d’importanza:
a) Fuori limite
b) Aree di penalità
c) Terreno in riparazione
FUORI LIMITE
Bisogna chiarire, senza se e senza ma, dove si può giocare (in campo) e dove non si può (fuori limite). In presenza delle reti di recinzione, usiamo quelle senza dover aggiungere paletti (a meno che la rete, come spesso accade, non sia in pessime condizioni e non sia chiaro dove “corra” il limite) se dobbiamo usare dei paletti, il colore dovrebbe essere il bianco. Possiamo anche utilizzare cordoli di strade, marciapiedi ecc…, ma in questo caso dobbiamo essere molto chiari, nelle regole locali, su come il fuori limite sia definito. ln ogni caso il giocatore deve capire chiaramente se si trova dentro o fuori del campo. Per questo, se utilizzassimo paletti e/o linee, questi dovrebbero essere posti in zone tagliate basse, lontano da cespugli o arbusti, in maniera tale che sia chiaro in che punto si trovi la palla. Inoltre, in caso decidessimo di non pitturare una linea bianca sul terreno, i paletti dovrebbero essere posizionati a circa 25 passi l’uno dall’altro, per facilitare il giocatore nel determinare se la sua palla sia dentro o fuori. È comunque buona pratica disegnare un cerchietto di vernice attorno alla base del paletto per fare in modo che, se questo fosse rimosso (non certo per l’esecuzione del colpo, in quanto non permesso per il paletto del fuori limite), possa essere posizionato nel posto corretto.
AREE Dl PENALITÀ
Con l’introduzione delle nuove regole, è nata la leggenda che non esistono più le aree di penalità gialle. Nulla di più falso. Come i “vecchi” ostacoli d’acqua, le aree di penalità possono essere rosse e gialle, dipende dalla natura.
Solitamente un’area di penalità può essere marcata in giallo quando è possibile droppare una palla dietro di essa in qualsiasi situazione e indipendentemente dalla posizione della bandiera e dal punto in cui la palla ha attraversato per ultimo il margine. Se questo non fosse possibile, ma il comitato di gara desiderasse, per vari motivi, inclusa la giocabilità della buca, mantenere l’area di penalità di colore giallo, è certamente possibile utilizzare, come opzione aggiuntiva, un’area di droppaggio.
Quando posizioniamo i paletti o tracciamo le linee gialle sul terreno, questi dovrebbero essere posizionati il più vicino possibile al margine, ovvero il punto in cui il terreno “rompe” verso l’invaso. Se abbiamo la possibilità di segnare le linee di vernice, queste dovrebbero essere in una zona d’erba tagliata piuttosto bassa, per facilitare le operazioni di marcamento (in tal caso sarebbe opportuno inserire nei piani di manutenzione la cura e il taglio di tali aree). Infine, il margine di un’area di penalità gialla non dovrebbe mai terminare in un fuori limite. Se questa fosse l’unica opzione, allora il comitato dovrebbe decidere di introdurre un’area di droppaggio in quella zona, o segnare gli ultimi 15 metri in rosso. Quando posizioniamo i paletti, come detto questi dovrebbero essere posti sul margine naturale dell’area di penalità e in maniera tale che interferiscano il meno possibile col gioco, per minimizzare al massimo il rischio che una palla vi rimbalzi contro entrando di conseguenza nell’area di penalità (invece che magari rotolare in green); quindi anche la loro altezza dovrebbe essere contenuta al massimo in 50-70 centimetri. Quando posizioniamo i paletti in presenza di curve dell’area di penalità, dobbiamo prestare molta attenzione evitando che porzioni dell’area rimangano fuori dalla linea dei paletti.
Le aree di penalità rosse si marcano quando è impossibile o impraticabile droppare una palla dietro all’area di penalità oppure, come detto poc’anzi, quando segnare un’area di penalità gialla introducendo un’area di droppaggio non è un’opzione praticabile. Quando utilizziamo linee e/o paletti rossi, questi dovrebbero essere posizionati a una certa distanza dal margine naturale, per permettere un droppaggio corretto della palla. Se stessimo troppo vicini al margine naturale, si rischierebbe di vedere un giocatore con la propria palla in gioco dopo aver ovviato per la 17.1 d(3), ma con i piedi dentro l’area di penalità, senza magari avere la possibilità di posizionarli correttamente. In presenza di alberi o cespugli vicini al bordo dell’area di penalità, questi dovrebbero essere inclusi dentro le linee o i paletti rossi.
Come nel caso del fuori limite, tutte le aree di penalità all’interno dei margini del campo dovrebbero essere marcate con attenzione. Se questo non fosse possibile, bisogna evidenziare che un’area di penalità non marcata, non perde il suo status ed è considerata come rossa di default.
In caso di aree di penalità rosse, quando l’area di penalità corre lateralmente rispetto alla buca, i paletti dovrebbero essere posizionati a 25-30 passi l’uno dall’altro. ln caso l’area di penalità dovesse “tagliare” la buca, analogamente a quanto detto per l’area di penalità gialla, i paletti dovrebbero essere posizionati in maniera tale da risultare il meno invasivi possibile. Infine, un piccolo accenno al fatto che un comitato è autorizzato a segnare come area di penalità, qualsiasi parte del campo. Se da un lato le regole consentono questa pratica, dall’altro bisogna considerare attentamente la giocabilità di tale area (magari le possibilità di trovare la palla sono alte e l’opzione del dichiararla ingiocabile è sempre valida), le intenzioni che aveva il designer e anche l’impatto che la modifica potrebbe avere sul course rating.
TERRENO IN RIPARAZIONE (TR)
II sogno di ogni direttore e ogni superintendent è di avere il proprio campo immacolato, senza quindi dover necessitare di marcare alcun TR. Poiché questo è sfortunatamente assai improbabile, dobbiamo sapere con esattezza come e perché un TR dovrebbe essere marcato.
Per prima cosa la definizione. II TR fa parte delle cosiddette “condizioni anormali del campo”; pertanto, come dice la definizione stessa, un TR dovrebbe garantire al giocatore di ovviare senza penalità da una zona del campo danneggiata in maniera inusuale.
Analogamente al marcamento del fuori limite e delle aree di penalità, il venerdì che precede il week-end di gara, il direttore, o chi per esso, dovrebbe farsi un giro del campo per marcare, di solito con linee continue bianche sul terreno, il TR (un’accortezza, mai marcare le linee prima che i tagli del fairway del venerdì siano completati). Nelle gare di alto livello, in cui la qualità dei giocatori è molto alta e non vi sono grandi differenze, cosa che invece si ha nelle gare di club, non si marca niente prima di 150 metri dal tee. Questo a livello di circolo non è possibile e quindi la ricognizione deve essere paradossalmente molto più accurata poiché i giocatori “della domenica” possono andare praticamente ovunque.
È buona pratica suddividere il campo in “aree”: primarie e secondarie. ln quelle primarie, che più avanti descriveremo in dettaglio, devono essere analizzate con estrema accuratezza, anche percorrendole avanti e indietro con il golf car, poiché sono quelle che la maggior parte dei giocatori “frequenterà.
Attorno ai green bisognerebbe andare a piedi e farsi un paio di giri per non perdersi nessuna eventuale anomalia. Anche la mattina della gara, quando si fa la ricognizione per verificare il corretto posizionamento delle bandiere, lo status dei bunker, il posizionamento dei tee-marker, un’ulteriore analisi di eventuali TR sarebbe d’uopo.
AREE DEL CAMPO CHE DOVREBBERO ESSERE MARCATE COME TR
AREE PRIMARIE Le aree primarie sono:
a) Green
b) Collar e avangreen
c) Fairway
I TR in queste aree devono essere marcati accuratamente per evitare di creare svantaggi a certi giocatori piuttosto che ad altri. In generale, qualsiasi area danneggiata inusualmente sul fairway deve sempre essere marcata.
GREEN
Sui green, tramite piccoli puntini che circondino l’area, un TR dovrebbe essere marcato laddove la zona danneggiata influenzasse particolarmente il rotolamento della palla. ln ogni caso, un buon piano di manutenzione che preveda regolari top-dressing e verticut, oltre alle carotature essenziali, sarebbe auspicabile, poiché un TR in green non è quasi mai segno di grande qualità manutentiva (salvo casi estremi fuori dal controllo del superintendent).
COLLAR E AVANGREEN
Sui collar e avangreen, qualsiasi area non in piano, troppo morbida (zone di ristagni) e dove il passaggio dei giocatori potrebbe causare danni, dovrebbe essere marcata. Zone in qui vi sono diverse essenze erbose o presenza d’infestanti invece, non sono di solito da marcare.
BORDI DEI BUNKER
Bisognerebbe marcare le zone da cui eventualmente dovesse uscire della sabbia (per esempio il punto da cui la macchina che rastrella esce dal bunker) o aree in cui il bordo non è ben definito. Anche in questo caso, i bunker dovrebbero far parte di un piano di manutenzione articolato in cui periodicamente si preveda di rifilarne i bordi, risistemare la sabbia etc.
AREE SECONDARIE Le aree secondarie sono:
a) Rough nelle zone di atterraggio della palla
b) Pendenze dei green
A meno che non siano in fairway, erosioni dovute alla natura (acqua per esempio) non dovrebbero essere marcate.
Zone d’erba consumate adiacenti a stradine o sentieri, dovrebbero essere marcate attaccando la zona danneggiata all’ostruzione (stradina) considerando il tutto una sola condizione (ostruzione inamovibile).
ln caso di rimozione di alberi, di un vivaio, di accumulo di materiale per cui non è prevista la rimozione, questi possono essere marcati così come zone particolarmente danneggiate in cui il giocatore potrebbe rischiare di farsi male o danneggiare la sua attrezzatura, considerando sempre la “filosofia” da seguire quando si marca un TR: non penalizzare troppo un buon colpo e non premiare troppo un colpo cattivo.
RACCOMANDAZIONI PER IL POSIZIONAMENTO DELLE BUCHE
– Studiare bene il disegno della buca magari cercando di capire come l’architetto ha pensato che dovesse essere giocata. Bisogna analizzare il tipo di colpo al green e quanto questo possa essere influenzato dalle condizioni meteo (vento o pioggia) e anche lo stato del manto erboso del green e la ricettività (se molto duro o particolarmente morbido).
– Ci deve essere abbastanza green tra la buca e i bordi più vicini (solitamente non meno di 4 passi). In caso di presenza di bunker o aree di penalità vicino al green o di grandi pendenze, questa distanza deve aumentare. Bisogna anche capire la percentuale di colpi che mancano di poco il green, dando la possibilità di recuperare facilmente e imbucare (il cosiddetto “up and down”).
– Attorno alla buca dovrebbe esserci una zona di un metro, che sia il più in piano possibile o con una leggerissima pendenza, ma costante. Un giocatore che gioca da sopra la buca deve essere in grado di fermare la palla nei pressi della buca.
– Evitare di tagliare le nuove buche troppo vicino a zone danneggiate del green o vecchie buche che non hanno ancora “recuperato”.
– La buca deve essere tagliata verticalmente, non “in bolla” rispetto al terreno in caso di pendenze.
– La selezione delle posizioni dovrebbe essere bilanciata tra destra, sinistra e centro e tra inizio, mezzo o fine green.
– La prima buca del campo è importante quanto l’ultima. Quindi bisogna selezionare le posizioni in maniera da non avere le buche più difficili troppo all’inizio o alla fine del giro. Le diciotto buche dovrebbero essere suddivise in sei relativamente facili, sei nella norma e sei più impegnative.
– Nei giorni della settimana che precedono la gara, evitare il più possibile di usare posizioni che potrebbero essere usate nel week-end e posizionarle in zone del green che minimizzino l’impatto del traffico dei giocatori.
– Ricordarsi poi delle regole del golf. II diametro della buca deve essere rispettato (gli hole cutter sono oramai settati correttamente) e soprattutto affondare il rivestimento interno di almeno 2.5 cm. Non usare i cerchietti di plastica che ci sono in commercio perché il loro utilizzo in gara, per come sono pensati, non è consentito dalle regole.
CONCLUSIONI
Siamo soliti dire che una gara di golf è una sorta di rappresentazione teatrale, con i giocatori che fungono da attori e il campo che è il loro palcoscenico. La preparazione di una buona “scenografia” è importante tanto quanto la capacità recitativa e il memorizzare il copione per recitare la parte nella maniera giusta. Per tornare al nostro campo, tutte le persone coinvolte nella preparazione della gara devono collaborare, ognuno per le proprie competenze, per fare in modo che una voce fondamentale nei bilanci dei golf club italiani, le gare appunto, siano giocate nel rispetto delle regole e per fare in modo che chi le gioca, si diverta su di un campo di qualità. I paletti in ordine (dritti e ben dipinti), bunker rastrellati coi bordi ordinati, aree di penalità ben segnalate e fuori limite che non lascino alcun dubbio, sono fondamentali perché le gare si giochino nella maniera corretta e i nostri giocatori, soci e non, tornino da noi. La collaborazione tra personale di segreteria e personale del campo è fondamentale. Alla fine, siamo tutti ingranaggi di un sistema complesso, il Golf Club, e non c’è nessuno più importante di un altro. Vi sono certamente diversi livelli di responsabilità, ma per la riuscita di ogni gara, non esiste ruolo che ha un impatto maggiore o minore per il suo successo. Ricordiamoci l’equazione del fisico teorico inglese Paul Adrien Maurice Dirac: (∂ + m) ψ = 0. Scritta così ha senso forse per gli amanti della meccanica quantistica relativistica, ma spiegata ci aiuterà a capire l’importanza del lavoro di squadra: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma come un unico sistema e quello che accade a uno di loro continua a influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.
Davide Maria Lantos e Corrado Graglia