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Un libro come questo – ahimè – mai avrebbe potuto essere stato scritto in Italia. Final Rounds, opera prima di James Dodson, che ha prodotto la migliore – nel senso di più informata e dettagliata – biografia di Ben Hogan, è infatti un libro che coniuga golf e vita. Ma i 100mila golfisti nostrani (a voler essere generosi) rendono il golf un’attività d’élite e non, come accade altrove e come dovrebbe essere, uno sport o un gioco che può anche contribuire ad avvicinare le persone, costringerle a guardarsi dentro e – se sono molto fortunate – anche a sconfiggere i propri demoni.

(Ricordo che uno dei miei primi pensieri relativi al golf, quando mi avvicinai a questo sport oltre quindici anni fa, riguardava i pensieri che si possono avere quando si è sul campo: “A che cosa pensi tra un colpo e l’altro?” Ricordo che questo pensavo quando in campo non ero stato mai.)

(E ho un sogno piccolo e grande nello stesso tempo: portare, ad un costo politico e per tutti i bambini e ragazzini, il golf nelle scuole materne, elementari e medie della mia cittadina.)

L’autore narra in queste pagine una storia vera: tanti anni fa decise di intraprendere finalmente quel viaggio golfistico che per troppo tempo aveva rimandato con il padre morente nella patria del golf. (Rimandiamo, come siamo soliti rimandiamo indefinitamente fino a che la morte ci coglie e ci toglie dall’imbarazzo.) E quel viaggio – a journey e non a trip, come sottolinea il padre (e non è una sottigliezza) – diventa l’occasione per conoscere meglio una persona amata e giunta al limitar di vita, un uomo saggio ma anche spiritoso e tenero e debole e forte allo stesso tempo.

Personalmente adoro la qualità di scrittura di James Dodson, e ho goduto della lettura di questo viaggio: un viaggio di golf, certamente, ma prima di tutto un viaggio alla scoperta di se stessi, un viaggio fatto anche per fare i conti col passato e rendere omaggio al proprio genitore (come ormai dovrebbe essere chiaro, il tempo è circolare e tutto torna).

E allora vorrei vedere tanti italici Dodson a raccontare di golf: pur nella patria del pallone mi piacerebbe leggere molto ma molto ma molto di più libri come questo, dove il golf è quasi una scusa, non solo un morbo e una passione.

Well played, Mr. Dodson.

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