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A calcio esiste il numero 10. Sarebbe il fantasista, quello che ha talento e “qualcosa in più” dei suoi compagni, sarebbe insomma quello che non riesce a rispettare gli schemi e diventa totalmente imprevedibile.

Nel gioco del Golf il numero 10 è colui che inventa il gesto per quel determinato colpo, che legge l’articolo di tecnica sulla rivista e va in campo a provare ispirato dai disegni e dalle figure retoriche. E’ molto più divertente giocare così per coloro che hanno manualità ed una buona coordinazione occhi-mani.

Provò per anni a fare lezione ma fu inutile, Lee Westwood era più bravo di lui.

Il professore in pensione, Fernando Martelli, si chiese allora a cosa servisse spendere soldi e tempo in quel modo e seguendo l’esempio di Calotti, decise di non dare più retta al maestro del circolo e seguire i grandi maestri dei grandi campioni. Fernando era molto differente da Giuseppe, camminava lento, era più basso di Germano ed anche molto più grasso. Non era per niente atletico, ma sembrava non accorgersene e prendeva in giro il fisico di persone sicuramente molto più in forma di lui. I capelli, se non spettinati dal vento, erano sempre tirati indietro, a volte cambiava immagine facendosi crescere dei folti baffi, ma spesso era ben rasato e il profumo della colonia si disperdeva dopo il suo passaggio come le nozioni che aveva incamerato un attimo prima.

Trovò l’ispirazione nelle riviste che affollano gli scaffali delle club-house e propongono esercizi per migliorare e battere tutti gli altri che non leggono e che si ostinano ancora a fare lezione con l’antico e noioso maestro del circolo. Praticando quei sadici esercizi anche il Professore in quegli anni aveva tirato la catena, si era affacciato alla finestra, aveva ruotato dentro a una botte, aveva legato le braccia al corpo con la mitica “fascia”, aveva tenuto i talloni fermi, aveva caricato e scaricato la molla, aveva giocato con una scopa, aveva impiantato un paletto con un martello, aveva lanciato il sasso nell ‘ acqua, aveva giocato con le spalle un muro, aveva giocato con un secchio in mezzo alle gambe, aveva visualizzato il colpo, mani alte score basso, wider the arc – longer the ball, never up – never in.

Un giorno rimase affascinato da quell’articolo dove Hank diceva a Tiger di fare più late release per tirare la palla più lunga, le figure mostravano magistralmente come fare e minuziosamente illustravano quel sottile, ma stupendo spostamento del peso verso sinistra mentre i polsi rimanevano carichi… guardando le foto sentì uno strano calore ed un godimento lo pervase in tutto il corpo, non comprò nemmeno Playboy quella settimana. La voglia di provare fu tanta, ed alla domanda “chissà quanti colpi in meno si fanno in un giro di diciotto buche con quel sistema?” c’ era solo un modo per avere risposta. Dopo cinque minuti era già sul tee della uno.

Se fosse servito andare in palestra lo avrebbe fatto, ma i suoi 99 chili per 1,58 di altezza durante il downswing andranno a sinistra e quei polsi resteranno carichi. Fece qualche prova per sciogliersi, la pallina era bella alta sopra il tee, sentì i primi strattoni del femore sinistro, la rotula cominciò a ballare, capì subito che era bene prendere il numero di un buon fisioterapista. Quel giorno sul tee della prima buca c’era il vento contro e decise di sfoggiare il ferro uno. Della sacca il ferro uno è il Dobermann, Avo lo chiamava amichevolmente Doggy, ma Avo chiamava amichevolmente Doggy anche la moglie di Buroni. La moglie di Buroni si è fatta mezzo circolo ma Avo crede di avere l’esclusiva sulle corna.

Il signor Fernando Martelli era sul tee con Doggy ed il Dobermann si sa, deve capire chi è il padrone. Gli tirò due colpi di frusta, lo guardò con gli occhi della tigre, appoggiò il bastone a terra e Doggy si mise docilmente a cuccia, Fernando fece il backswing e Doggy addrizzò le orecchie, tutto era perfetto, Doggy sbavava per la fame di quella pallina, ma qualcosa lo distrasse…! Qualcosa si e’ mosso laggiù’ dietro al cespuglio e Doggy se ne accorse, il gatto bianco cercò di scappare, ma Doggy lo rincorse come il suo istinto gli dettava, il Professore in pensione Fernando Martelli cercò invano di tirare il guinzaglio, ma il cane che veniva usato dalle SS era inarrestabile e lo trascinò con la forza di una belva mostruosa fin dentro il parcheggio della Club House, i ruoli si capovolsero e Doggy fu il padrone di quello swing.

Il risultato di tutto ciò, fu che la faccia del bastone era all’altezza del fianco destro mentre i piedi erano già sulla posizione perfetta per il finish, un socket cosi non l’aveva mai fatto prima, e anche se aveva tirato la palla nel parcheggio e si era preso in pieno la fiancata della macchina sapeva che le immagini sulle riviste non sbagliano mai e che per non venire più dall’interno basta praticare mettendo un secchio appena di fronte al piede destro. Fernando Martelli vide che il gatto era morto, la palla era persa, la fiancata ammaccata, ma che occhi dolci ha Doggy, anche se ogni tanto scappa un’altra passeggiata se la merita.

Continua…

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