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Non c’era certamente bisogno dell’avvento dirompente della pandemia legata al Covid19 per creare ulteriori problemi al turismo golfistico italiano già piuttosto in difficoltà anche prima dell’arrivo del virus. L’offerta golfistico—turistica italiana, che può contare su 140 campi da golf con almeno 18 buche, ma solo una ventina di reali Golf Resort, si trova ora in uno stato di difficoltà senza precedenti del quale sembrano preoccuparsi davvero in pochi.
Nel corso del 2020, a causa della pandemia, gli unici turisti venuti a giocare nei nostri campi, soprattutto del Nord Italia, sono stati i confinanti, quei golfisti provenienti dalle nazioni vicine, quali Germania, Austria e Svizzera, che si sono mossi in macchina per andare a giocare in posti già conosciuti e quasi esclusivamente nel periodo Giugno-Settembre quando i dati relativi ai contagi erano decisamente inferiori a quelli attuali. Sono stati invece rarissimi i green fee di golfisti del Nord Europa che quest’anno hanno decisamente preferito giocare sui propri percorsi che hanno di conseguenza fatto registrare ottimi risultati, sia in termini di nuovi soci che di entrate provenienti da green fee di giocatori locali.

Anche i campi da golf italiani hanno potuto beneficiare di una buona affluenza da parte dei giocatori locali ma, essendo il nostro numero di golfisti piuttosto ridotto, la nostra nazione ha beneficiato molto poco dell’effetto “fate le vacanze nel vostro paese” molto pubblicizzato dal nostri politici per provare a calmierare l’emorragia proveniente dal mercato estero. Senza ancora avere a disposizione i dati finali della stagione mi sento abbastanza sicuro di affermare che nel corso del 2020 il turismo golfistico italiano ha perso non meno del 50% dei green fee stranieri che eravamo riusciti tanto faticosamente a mettere insieme negli ultimi decenni.
Se può esserci di consolazione molto peggio di noi stanno andando i nostri grandi “competitor” in questo specifico settore (Spagna, Portogallo, Turchia, Scozia ed Irlanda) i cui numeri a fine anno saranno decisamente molto più drammatici dei nostri partendo da quote di mercato e cifre storiche molto superiori a quelle italiane. Lo stato di enorme difficoltà del turismo golfistico italiano sembra però non aver turbato né preoccupato nessuno.
Frequentando piuttosto assiduamente gli Enti Pubblici abbiamo notato che in epoca Covid19 quasi tutti i segmenti turistici in sofferenza hanno ricevuto comunque aiuti di vario tipo di provenienza pubblica, ma quasi nulla è stato previsto per supportare l’offerta golfistico-turistica italiana nella sua interezza.
Come avevo scritto in un “piano di rilancio del comparto del turismo golfistico nazionale” (messo a disposizione di tutti, Federazione compresa, nel mese di aprile e ovviamente non considerato minimamente da nessuno) il valore dell’indotto generato dal mercato del turismo golfistico in Italia a fine 2019 era circa di 180-200 milioni di Euro con circa 6.000 posti di lavoro seriamente a rischio.
Evidentemente, come già emerso in passato, il mondo del golf italiano è troppo piccolo per essere considerato un asset nazionale da difendere, salvaguardare e tutelare e troppo “scomodo” mediaticamente per pensare di intervenire con degli aiuti pubblici a sostegno o con dei piani promozionali di rilancio studiati ad hoc.

Lo scenario di questo fine anno 2020 è dunque piuttosto deprimente, ma c’è ancora qualche motivo di speranza.

Nel corso del 2020 il progetto interregionale Italy Golf & More, che raggruppa ora 8 Regioni italiane e l’Enit, ha comunque proseguito la sua attività promozionale partecipando ad alcune Fiere specializzate (ovviamente solo nei primi mesi dell’anno), investendo risorse sui mercati di prossimità e posticipando all’inizio del 2021 tutte le attività promozionali previste nel Nord Europa, nei Paesi Scandinavi e nel Nord Europa.

II nostro Ente del Turismo Nazionale, il tanto bistrattato Enit, ha trovato nella direttrice marketing Maria Elena Rossi una convinta sostenitrice del turismo golfistico e grazie al suo impegno in questo settore sono stati pianificati, per la prima volta, dei sostanziali investimenti pubblicitari per sostenere e promuovere la nostra offerta nazionale ed il lavoro di Italy Golf & More. Gli operatori golfistici italiani hanno continuato in maniera coraggiosa ed indefessa a proporre la propria offerta all’intermediazione internazionale ed ai potenziali clienti soprattutto europei; una testimonianza di questa forte volontà di ripartire è stata la massiccia partecipazione italiana (quasi 40 operatori italiani presenti) al recente IGTM Links, il workshop on-line che quest’anno ha preso il posto dell’IGTM vero e proprio che avrebbe dovuto tenersi nel mese di Ottobre nel prestigioso resort gallese del Celtic Manor.

Infine, in uno scenario tuttora altamente instabile e che scoraggia i voli e le vacanze in paesi lontani, l’Italia potrebbe avere nel 2021 un appeal sorprendentemente nuovo per tutti quei golfisti europei che non vorranno più volare verso mete portoghesi, turche o del sud della Spagna privilegiando per un altro anno gli splendidi campi da golf italiani raggiungibili comodamente in poche ore di automobile. E poi c’è la Ryder Cup fra meno di tre anni no?

Maurizio de Vito Piscicelli

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