Quando ho preso in mano per la prima volta un bastone da golf avevo 36 anni suonati, e non costituisco certo un’eccezione: per una serie di ragioni storiche di non facile soluzione (almeno non immediata, ovvero che richiederebbero programmazione a lungo termine, visione, investimenti – ma di questo parleremo un’altra volta), è normale avvicinarsi al golf da adulti. La scioltezza del movimento dunque, quella che invidiamo nei ragazzini, non è qualcosa di naturale per noi, ma un che di appiccicato – faticosamente! – negli anni.
E quando, passato del tempo, sono diventato bravino, in maniera logica e conseguente mi si è posta una questione: quando questa leggerezza di swing così faticosamente conquistata comincerà a lasciarmi? Ovvero quando comincerà il declino?
Ebbene, su questo fronte ci sono buone notizie. Segnalo sul tema questo articolo (in inglese), la cui lettura raccomando a qualunque golfista abbia più di cinquant’anni. È un’indagine statistica approfondita condotta su giocatori del PGA Tour allo scopo di vedere il declino nelle loro prestazioni col tempo. Pur essendo un articolo accademico è di lettura scorrevole.
(Sia detto incidentalmente: se il cinquantanovenne Tom Watson avesse imbucato quel putt, alla settantaduesima buca del British Open del 2009, quell’eventuale vittoria sarebbe stata, a detta di molti commentatori, il più grande evento sportivo della storia.)
Il punto di partenza generale è che un declino in un ampiezza che va dallo 0,35 allo 0,5% annui nelle prestazioni fisiche è normale in un corpo che invecchia. Però sappiamo per esperienza che nel golf le cose non stanno esattamente così: perché, come anche suggeriscono diversi studi,
cognitive and motor performance can be maintained at high levels in spite of advancing age, provided there is continued involvement in the activity […] (i.e., training).
Quindi: l’allenamento costante è una prima risposta al tempo che passa per attività come il golf, dove la performance è in larga parte determinata dalle abilità motorie e di precisione; molto di più che in sport come il tennis e il calcetto, tanto per dire. Detta diversamente: il tempo necessario per acquisire abilità golfistica è elevato, ma poi la perdita appare più resistente all’età.
Continua lo studio:
Regression analyses of scoring average (mean number of strokes to complete 18 holes of golf) on age yielded an annual rate of decline in performance of 0.07% when competing on the PGA Tour and a rate of decline of 0.25% while competing on the Champions Tour.
Quindi il tasso di regressione è più basso rispetto alla norma: 0,07% annuo fino ai 50 anni e 0,25% annuo fino ai 60.
Non facciamoci incantare dal rigore (fittizio) dei numeri, e rimane comunque da dimostrare con precisione che i risultati possano essere trasferiti pari pari a noi golfisti normali; ma appare chiaro che per noi, figli degli anni Sessanta, c’è ancora speranza.
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